03 Apr Incontri di formazione “Sportivi si cresce”
Tra febbraio e marzo 2019 hanno avuto luogo, con cadenza quindicinale, tre interessanti incontri serali gestiti da Marisa Muzio, nota psicologa, all’interno del progetto “Sportivi si cresce”, realizzato dalla Cooperativa Sant’Ambrogio, in partenariato con scuola Don Comelli, ASD Junior Basket Vigevano, Cooperativa Come Noi, grazie al contributo di Fondazione Cariplo e Regione Lombardia.
Gli incontri programmati per condividere con famiglie e istruttori sportivi le problematiche educative riferite all’attività motorio-sportiva nell’età dello sviluppo, hanno registrato una rilevante presenza di genitori ed educatori e il crescente interesse di allenatori, consapevoli della necessità di migliorare le loro competenze in ambito psicologico.
La prima serata ha affrontato il tema “Per vincere basta il talento?” un interrogativo che spazia tra gli ambiti di intervento e i confini della psicologia applicata allo sport: non una psicologia che cura, né una psicologia troppo tecnologica.
La risposta è cambiare la prospettiva, avendo come modello teorico la psicologia positiva, definita dallo statunitense Martin Seligman agli inizi degli anni Duemila la “scienza della felicità” intesa come ricerca costante del benessere.
Il concetto di talento, ampiamente studiato dalla letteratura scientifica sin dagli anni Ottanta, ha visto complessi studi teorici, ma il focus della serata è stata la rassegna dei comportamenti dei bambini e dei ragazzi di oggi rispetto allo sport.
Tutti soggetti – a partire dalla scuola materna e sino alla scuola media inferiore – iperconnessi con internet e i social, ma che non sanno comunicare, che hanno sostituito i giochi all’aperto con isolati momenti tecnologici, aggravati da modelli educativi negativi purtroppo proposti loro dai genitori.
Crescere un talento, si è detto quella sera, è come “salire una montagna”. I presenti sono stati sollecitati da due domande precise. Una per i genitori: “E’ la sua vita? O lo fa per noi?” La seconda per gli allenatori e gli istruttori: “Sto rispettando i bisogni del mio piccolo atleta?”
Il secondo incontro aveva per titolo “Il difficile mestiere di genitore nello sport” avendo come riferimento il modello statunitense, la Parents School che si basa su “Ten commandments of parenthal behavior”, vale a dire il decalogo dei comportamenti suggeriti ai genitori.
Questi i dieci comandamenti:
– Non permettere che il figlio abbandoni i suoi sogni;
– Non trasformare i suoi sogni in incubi;
– Considera che oggi lo sport è cambiato;
– Non pensare che gli integratori siano la panacea;
– Previeni il burn out di tuo figlio;
– Cosa fare se il figlio vuole smettere;
– Non prendere troppo sul serio il suo comportamento, soprattutto le eventuali sconfitte;
-Non permetterti eccessi nel tifare per tuo figlio;
– Scegli il tempo giusto per parlare all’allenatore;
– Non lasciare che tuo figlio prenda lo sport troppo seriamente.
Dopo l’analisi dei possibili errori sono stati analizzati i meccanismi di difesa: in primis la compensazione, vale a dire chiedere al figlio di vivere i suoi sogni; la negazione, cioè non permettere al figlio di abbandonare lo sport; infine la proiezione, cioè trasformare i suoi sogni in incubi perché avverte che le tue aspettative di genitore sono legate a risultati che non hai mai raggiunto. La serata si è chiusa con la raccolta di esperienze e testimonianze che hanno dato vita a un ampio dibattito.
La terza serata è stata dedicata a un tema centrale dello sport giovanile: “Ansia in gara, nemica o amica?”. Dapprima si è definito che cosa si intenda per ansia, distinguendo quella di tratto, riferita a una predisposizione individuale nella lettura degli eventi e l’ansia di stato, livello caratterizzato dalla lettura dell’esperienza che il bambino sta vivendo. Si è poi passati ad approfondire il concetto di stress, sfatando il mito che sia sempre e solo un fenomeno negativo. Si distingue lo stress positivo, l’eustress, attivatore di risposte, dallo stress negativo, il distress, percepito come minaccioso e se ripetuto e di livello troppo elevato destinato a determinare burn out, il logoramento.
Coinvolgendo i partecipanti, si è posto il quesito di come creare consapevolezza e favorire la capacità di gestione dell’ansia, vale a dire l’attivazione ottimale. Come educare il giovane atleta a gestire ansia e stress in allenamento per poi trasferire la problematica al mondo degli adulti, vale a dire famiglia e tecnici.
Soprattutto i genitori hanno chiesto di dare continuità agli interventi e la rubrica “Chiedi all’esperto” nasce da questa esigenza.