30 Mag Una nuova Pellegrini
QUESITO
Cara dottoressa, in casa non si respira più!
Mio marito spinge la bambina ad andare in piscina tre volte la settimana, come ci ha chiesto il suo istruttore, che la definisce promettente… “Una nuova Pellegrini!”
Ogni volta lei trova una scusa: per inciso ha 9 anni. Chi ha ragione?
Grazie della risposta.
Donatella (Vigevano)
RISPOSTA
Cara signora,
la vostra è una situazione ricorrente: nuoto si o nuoto no? Chi ha ragione: il papà o la mamma? E la bambina cosa ne pensa?
Difficile risposta alla quale provo a dare un contributo, iniziando ad elencare gli indubbi vantaggi che derivano dalla pratica dello sport nell’età della sua bambina. Per comodità le rispondo per punti:
1) Praticare il nuoto influisce positivamente sulla costruzione dell’immagine corporea (è dimostrato che i bambini sportivi conoscono meglio il loro corpo e tendono a “piacersi di più”), allena all’autonomia, ma anche alla responsabilizzazione, aumenta e mantiene il senso di autoefficacia, insegna ad accettare gli insuccessi preparando alle difficoltà della vita adulta, sviluppa le tecniche di autocontrollo dell’ansia e delle emozioni negative, favorisce la capacità di cooperazione e il rispetto delle regole.
Scattano però intoppi che causano quelle tensioni e quei conflitti – che lei mi descrive – e che sono purtroppo all’ordine del giorno in molte famiglie.
Vediamoli insieme:
– se proposto in maniera scorretta (scelte imposte, eccessiva pressione ambientale, metodologie didattiche inadeguate, esasperazione del tecnicismo), lo sport può determinare non solo un abbandono precoce, ma soprattutto danni nell’età dello sviluppo. Non dimentichiamo che i bambini non sono adulti in miniatura: hanno il diritto di giocare. Spesso istruttori e purtroppo talvolta le famiglie ignorano o soffocano queste esigenze.
Un bambino può sentirsi sovraccaricato da:
– allenamenti caratterizzati da eccessivo tecnicismo e privi di divertimento;
– esercizi ripetitivi che mettono in secondo piano creatività e fantasia;
– aspettative troppo elevate che alimentano paure;
– approcci sbagliati all’agonismo;
– giudizi esclusivamente sulla base dei risultati e non della prestazione e dell’impegno.
E’ il caso della sua bambina? Riconosce il lei qualche elemento di cui le parlo?
Spero di aver contribuito a portare, se non un po’ di pace, qualche spunto di dialogo in più tra voi genitori.
Mi scriva ancora se ne avvertirà l’esigenza.
Cordiali saluti
Marisa Muzio